mercoledì 7 novembre 2012

Se non segui la moda DI TURNO non ti pubblico

Salve a tutti.
Recentemente mi è capitato si sentire che editori non pubblicavano libri per i seguenti motivi:
1) Poco sesso
2)Non seguiva la moda di turno con tanti amorini, vampirini ecc. ecc.
3)Non seguiva i canoni di narrazione alla moda.
Non voglio mettere la MANO SUL FUOCO di fronte a certe cose sentite ma, QUAL'ORA  fossero veritiere, sarebbero UNA BESTEMMIA all'arte dello scrivere e proverei un sincero e profondo disgusto verso questi editori che ragionano così.
Lo ripeterò fino alla nausea; la scrittura è una cosa seria che trascende mode e stronzate sul generis. Chi fa scrittura e chi pubblica sto concetto deve infilarselo bello chiaro nel cervello.
Non si può scrivere secondo alla moda  e non ci si può basare su canoni quali la modina MINKIOSA, il sesso idiota e tante pirlate a cui alla gente chiappa il ticchio di pensare per farsi qualche paturnia. La scrittura non è far denaro.
E UN ARTE SACROSANTA!
State pensando sia esagerata e che sia leggermente irritata?
Ebbene confermo; lo sono. Sono sia esageratamente sfegatata nel dare importanza alla scrittura che nell'essere irritata.
Per me uno scrittore non è l'ultimo di turno che mi scrive la solita paturnia sul vampirino che fa sesso con la ragazzina di turno, Uno scrittore è un tipo come Alessandro Manzoni,. come J.R. Tolkien, come Lev Toltoj,  come Hugò, come Borges.
Li conoscete di fama sti signori?
Beh loro sono sono scrittori, loro hanno creato storie che davvero rimarranno nella storia, non un Moccia e uno che mi ha scritto la copia sputata di Twilight.
E ora di ricordarlo gente!
E ora di reimpadronirsi della qualità dei libri!!!!
Non voglio più sentirle nemmeno di striscio le cose che ho riportato sopra. Sia che siano false, sia che siano vere.
Sono un oscenità da sentire e vedere  per chiunque legga e per chiunque scriva.E anche per chiunque abbia un minimo di buon gusto letterario.
Davvero sono scandalizzata e racappricciata nel sentire ste cose e nel vedere in libreria romanzetti tutti uguali senza un minimo di innovatività.
Nel passato si parlava ore e ore nei caffè a discutere di libri, poesia, scrittura.. ci sono state guerre contro le cesure, è stato sputato sangue per migliorare la narrativa e fornirgli delle regole e ora si sputtana tutto questo per una moda del cavolo?
Non ci sto gente, non lo accetto. Io amo scrivere e amo leggere libri di qualsiasi genere.
Recentemente mi sono letta un libro di Albert Einstein per poter capire qualcosa, vedere  come scriveva e interagire un po' con il pensiero e la filosofia di questa persona incredibile.
Questo vi fa capire che persona sono. Io non leggo perchè voglio il conturbante sesso stile harmony o per vedermi la minkiona di mezz'età che fa la figa (sfigata) per accapparrarsi l'uomo divorziato o vedovo di turno.
Io leggo perchè amo la parola scritta, perchè amo entrare in un mondo diverso e aspirare ogni sottiliezza di quella lettura.
Davvero non mi capacito,  se fosse vera sta cosa del pubblicare per la moda di turno, scopiazzare magari per seguire la moda di turno ecc. ecc...
Il solo sentirla mi lascia scandalizzata profondamente perchè ritengo Abbatta letteralmente il significato stesso di arte della scrittura.
Chiudo qui, senza parole e con davvero una profonda amarezza dentro al mio cuore  einvitando chiunque ami  davvero leggere a cercare con cura le proprie letture.

mercoledì 3 ottobre 2012

Narrare

Cosa significa davvero narrare?
Cosa vuol dire veramente scrivere un buon racconto?
Leggendo tante guide per aspiranti narratori mi sono ritrovata a notare anche molti eccessi di "presunzione" come a stare a dire "Pensate a scrivere per far soldi che tanto chi legge non apprezzerà mai davvero le sottigliezze della vostra storia"
Questo è vero ma è veramente la maniera giusta di creare?
Io sinceramente penso di no. Quando si scrive bisogna essere umili e soprattutto non dimenticare mai la bellezza e la meraviglia del mondo che stiamo creando.
Scrivere non è solo buttar giù due parole in croce ormai lo ripeto da anni , è molto di più. E la meraviglia di creare una vita e un mondo fatto di centinaia di persone, luoghi, tradizioni , sfumature ecc. ecc.
Leggere e bello perchè ti rimane "quella meraviglia" unica nel suo genere per ogni libro.
"Scrivere per vendere" o "Scrivere preconfezionati per aver successo" come spesso va di moda in questi periodi mi pare decisamente sbagliato.
Scrivere non è un gioco; non è nemmeno un atto d'amore; Scrivere è un espressione dei più reconditi recessi della nostra anima, è un mezzo per mostrare la meravilgia della vita.
Quindi per me Scrivere è veramente una cosa seria da fare con il dovuto rispetto della magia del dono della parola scritta che abbiamo, del fatto che un libro magari scritto da noi e pubblicato, fra 200 anni potrebbe essere letto da qualcuno.
I libri sono preziosi perchè sono delle vere banche di informazioni, creazione, anima che rimarranno anche quando noi non ci saremo più, limitarsi a scrivere per vendere è davvero una cosa abbietta a mia opinione.
Il motivo per cui affermo che Scrivere per vendere o per successo sia abbietto?
Per un motivo che molti non capiranno o forse ritengono stupido e che travalica "l'amore" per questa materia.
Penso questo perchè ritengo che un buon libro sia un tesoro più prezioso di un miliardo di euro in contanti.
Un libro ci lascia qualcosa di unico dentro, una valigia di contanti ci da una vita magari iper lussuosa (il che non fa poi schifo se puoi permetterti una bella villa in campagna con vista mare  XD :P ^w^) ma comunque non ti lascia altro che vuoto dentro; un vuoto esaltato che si trasforma in ipocrisia.
Narrare significa appunto riuscire a lasciare questo piccolo tesoro di emozioni dentro di noi, anche se queste fossero negative magari.
Infatti se ci pensate, quante volte leggiamo libri brutti e non riusciamo a cavarceli di mente?
Ebbene quei libri comunque ci hanno lasciato qualcosa perchè magari scritti con un certo progetto.
Invece libri preconfezionati tutti uguali che fanno "MODA FASHON" (Es: vedesi i vari sottogeneri similari di twilight, Harry Potter, Shananra , Il signore deglia Anelli ecc.) non lasciano un bel niente dentro, solo l'esaltazione del "Momento"e con il passare del tempo se rimangono è perchè se ne vedono troppi in giro.
Quel che voglio dire è che narrare non deve esser  La Moda del Momento ma  un processo che avviene con la coscienziosità di quel che si fa.
Narrare un racconto è bello, è difficoltoso, irritante, appassionante, bastardissimo e pure così irritante che a volte daresti fuoco al tuo scritto ma è comunque una meraviglia unica e preziosa.
Riflettere su questo credo sia estremamente importante sia per lettori, che per appassionati di scirttura, che per i guru del settore.
Perchè la scrittura e anche la lettura sono un percorso che ci permette di conoscere noi stessi e il mondo circostante e che ci permette di aciure la mente e riflettere.
Concludo qui sperando che un giorno cesseranno  fattacci del tipo "scrivere racconti preconfezionati" o mettersi a scrivere "per far soldi" e che lo spirito vero di questa meravigliosa materia torni in chiunque abbia a che fare con i libri e con la scrittura,.

lunedì 3 settembre 2012

Riflessione

A volte rlfettere e utlile, altre porta solo caos o scompliglio.
Recentemente mi sono stati fatti notare alcuni errori in un racconto che mi hanno spinto a domandarmi: Cosa ho imparato?
Io credo sempre di aver imparato molto dia libri letti anche se non ho idea di quanto io applichi le regole base della narrativa.
Sempre leggendo noto che molti professionisti nemmeno si disturbano a guardare tutto quanto inerente al fantastico mondo dello scrivere.
Mi pongo domande di continuo e di continuo non riesco a  darmi concrete risposte.
Troppe, in narrativa; sono le questioni su cui far due conti. Io sbaglio ma chi dice che sia davvero un errore?
Tipo di recente mi è capitato un discorso su un fatto gramamticale. Io non sono ferrata in grammatica lo ammetto ma Dio benedetto la studio.
Se un libro mi dice: Con A si procede in questo modo, io credo al libro e alle esperienze scolastiche vissute. Invece mi sento dire è sbagliato! Ok dico, riporto la regola paripari dal libro e  mi dicono non so usare la regola.
Tutto ciò è assurdo e mi spinge ulteriormente a riflettere.
Cos'è la scrittura davvero?
Io l'ho sempre vista come creazione alchemica allo stato puro. Un idea maturata, studiata, ragioanta al millimetro in ogni sua fase e aspetto fino ad ottenere il rpodotto finale.
Une spressione dell'anima e la creazione di "un mondo" e " delle vite" in grado di lasciare in chi legge qualcosa di prezioso e riflessivo.
Eppure,  leggendo  e rileggendo questi argomenti scopri una tale marea di sottocategorie, punti di cui tenere conto, varietà di modi di azione impressionante.
Cerchi di seguire tutte le regole per un testo e magari i fare in modo che per quel contesto il persoanggio sia integrato e ti dicono "mi aspettavo di più; è un personaggio che non sa di niente è irrilevante."
Lì per lì fa male, perchè tu volevi si un persoanggio tranquillo che quindi  fosse irrilevante in confronto alla realtà circostante, ma anche che la sua persoanlità fosse capita da chi legge.
Quell'irrilevante è sia una vittoria che una sconfitta dunque. E stato commesso un errore per cui il personaggio non ha raggiunto il cuore del lettore e quello stesso cuore è stato spinto a  scartarlo senza magario pensare che sotto al'indole tranquilla ci possa esser altro.
Ecco, la NON percezione di queste sfumature o anche solo il far venrie  in mente al lettore un immaginazione riguardante qualcosa  che avviene nel racconto, fa porre decise domande sui propri studi e la propria capacità di narrare.
Impegnarsi fino agli spasmi in gni attimo  che puoi, rileggere, modificare e curare ogni aspetto del racconto per poi vedere che le persone che vivono in quel testo  e il mondo stesso del testo non sono compresi e apprezzati appieno dal lettore mi fa pensare.
Pensare a se tutti questi studi siano giusti o se è colpa delle mie scarse capacità espressive se nessuno comprende lo scritto.
La narrativa è una forma d'arte ma ha le sue regole, cercare di seguirle è così sbagliato?
Fracnamente continuo a rilfettere sulla questione, sul metodo di narrazzione ma non trovo risposte adeguate.
Non è piacevole e non è bello.
Trovare la via è spesso difficilissimo quindi si tenta di continuare sulla stessa linea apportando modifiche al testo, oppure fregandosene come fanno molti.

Ma è davvero giusto così?

Perplessità mi rimane solo quello.  Qual'è il segreto di una buona narrazione non riuscirò mai a capirlo temo nonostante tutte le branche dello studio della scrittura che affronto.
Continuo però a studiare questa affascinante materia in grado di darmi tanta gioia ma anche tanta spossatezza e tristezza.
Un giorno riuscirò mai a scrivere qualcosa di definibile come un buon prodotto da chi legge?
Temo di no ma almeno faccio del mio meglio.

sabato 14 luglio 2012

Le Parole Segrete di Joanne Harris

Ultimamente sto leggendo  questo romanzo consigliatomi da un'amica di rete.
Inizialmente ero titubante nei confronti di questo libro ma  sono rimasta piacevolmente sorpresa.
La Harris è davvero un'autrice di valore. Una dei pochi in campo nel panorama di mondezza fatta di vampirini, love story e minkiate sul generis di cui attualmente le nostre librerie sono imbrattate.
Sa davvero scrivere e costruire un racconto. Costruisce basi di narrazione solide e tutto nella sua storia si regge sulle proprie gambe e segue le necessità di narrazione.
La Storia parla di Maddy giovane ragazzina quattordicenne con una runa disegnata sulla mano. Come nel più classico dei clishè è odiata e temuta nel villaggio in cui vive; c'è da dire però che se in un altro romanzo la faccenda si chiude con un "ok lei è odiata, adeso arriva la cavalleria"; qui invece ci stanno basi storiche sotto.
L'autrice ci spiega i perchè e per come la gente odia la runa sulla mano di Maddy.
Proaseguiamo però con al trama; la ragazzina si ritroverà a dover  assolvere ad un compito con l'aiuto di Loki il famoso Dio della mitologia nordica.
Qui va un'altro elogio all'autrice che ha seguito fedelmente la mitologia  Celtica con Odino e soci. Ci narra insomma nuovamnte i procedimenti con cui si è giunti all'attuale situazione e non solo costruisce e completa le vicende di Odino dando un collegamento tra mitologia e attuale.
La trama si sviluppa in sequenze precise progettate al millimetro, che lasciano capire quanto lavoro ci sia dietro. L'autrice ha saputo dimostrare che a differenza di molti, studia e progetta con cura le proprie storie.
Personalmente reputo che questo libro sia davvero degno di nota e che valga la pena leggerlo.
Mi sono piacevolmente piaciute tutte le sottotrame messe in campo dall'autrice e abilmente risolte. Mi è piaciuto il puntare su colpi di scena  abilmente messi in campo quando più la anrrativa lo richiedeva  e il suo farli accadere come se fossero stati messi a caso perchè non c'era altro da dire sul precedente argomento.
Un buon libro davvero.

domenica 3 giugno 2012

Tempo al tempo

Vi domanderete perchè intitolo questo post Tempo al Tempo.
Beh tutto è iniziato da dei commenti ricevuti su un racconto e da lì ne è partita una profonda discussione che mi sta facendo riflettere parecchio.
Sia sul mio modo di scrivere che sul dare realismo ad un racconto. Mi sono resa conto che a volte le informazioni non bastano mai XD
Ciò non può farmi che piacere ma al contempo rattistarmi. Questo perchè  per me scrivere una bella storia è quanto di meglio possa chiedere a quelle che definisco "Le mie limitate capacità".
Quindi il saper di non aver tenuto fede all'ambiente in cui la storia è ambientata non può far altro he lasciarmi l'amaro e spronarmi a migliorare ulteriormente.
Quindi ho deciso di affidarmi al detto diamo tempo al tempo e mettiamoci ancora più impegno.
Di lavoro da fare c'è ne è davvero tantissimo e francamente mi chiedo dove troverò il tempo materiale ( lavoro, casa, faccende, uscite, pisolini :P), ma voglio mettermici davvero ^^ questa materia la trovo ogni giorno più bella ed affascinante.
Francamente, sapete, mi domando in quanti condividano questo mio pensiero. Da sempre la scrittura è stato un qualcosa che potremmo definire  a tratti "mistico".
Nell'arco dei secoli la sua magia non ha mai smesso di scemare e ha generato paure, diffidenze e tanto altro. Ancora oggi spesso certi pensieri prevalgono nella gente ma siamo anche più equilibrati in quanto a superstizioni e fobie da quattro soldi; quindi sappiamo dare il giusto grado di accettazione ai vari testi che ci ritroviamo sotto mano.
Però alcuni testi sono ancora in grado di scioccarci. La Narrativa è davvero un mondo pieno di sorprese.
Più ti ci addentri e più sembra di sprofondare nelle sabbie mobili.
Nella discussione che sto facendo con questo caro amico, si sta parlando anche di questo. Regole di scrittura. Tecnica e i migliori modi di agire.
Tipo Moccia tanto per citare un autore da me per niente amato.....E' bello ciò che piace  dice il detto, quindi sto scrittore ha avuto successo (haimè)  appunto perchè qualcuno gli ha comprato i libri; ma basta solo questo come filosofia di pensiero?
Personalmente trovo condivisibile questa opinione ma non mi convince del tutto. Io traggo esempio da scrittori del passato e trovo la loro narativa qualcosa di unico. Apprezzo anche scrittori come Terry Brooks che considero un autentico genio, ci sono tanti altri autori però.
In tutti mi sono resa conto, il mondo in cui i personaggi vivono è così autentico che pare di viverci dentro.
E questo fa la differenza. E' almeno per me, il vero significato di Originalità della anrrazione è proprio questo. Accade solo lì; in identica maniera non avverrà da nessun'altra parte, in nessun altro testo conosciuto.
Questo perchè ogni autore ha il suo modo di esprimersi  e raccontare.
Mi domando; qual'è la via migliore? Seguire tute le regole a bacchettino come consigliano le guide per aspiranti narratori oppure andare a naso come facevo in passato incurante di regole , stile ecc.
La domanda è davvero complessa ma aumenta il mio amore per la scrittura.
Certo faccio una marea di errori gramamticali, certo non sono Tolkien o  Tolstoj ma la scrittura mi piace veramente.
Quindi vorrei trovare una via che mi permetta di divertirmi e al contempo fare un prodotto davvero di qualità ^^
Quindi....

TEMPO AL TEMPO.  magari in futuro ci riesco.

venerdì 13 aprile 2012

Realtà; Aspetti e Parole - Immagine e Realismo

Più mi informo  sui temi narrativi più un tarlo mi rode il cervello.

REALTA;  ASPETTI DELLA VITA; GIUSTA RAPPRESENTAZIONE DELL'IMMAGINE CON LE PAROLE; SENTIMENTI, PROPOSITI E RAGIONI DEI PERSONAGGI CHE CONFERISCONO REALISMO ALLA STORIA.


Rappresentare tutti i dettagli della vita è impossibile. Al contempo però per dare realismo e conferire sostanza al testo da noi scritto queste minimizie servono necessariamente.
La questione è intrigante e presenta molti aspetti differenti della scrittura che riguardano principalmente lo Stile.
Lo Stile per chi non lo sapesse è quella branca della scrittura che studia il corretto lessico della parola; la sua forma..
Tipo; Vado a casa. <- questa forma lessicale è corretta.
Ma se scrivi;  Vado andare casa. <- Oltre che essere chiaramente AGRAMMATICALE sta frase  indica pure che il messaggio non è stato esposto nella maniera corretta.
In parole povere Lo stile indica tre cose: 1) i differenti modi di scrivere, 2) la giusta armonia del testo; 3) la corretta forma di scrittura della frase.
Questo è lo Stile.
 Però da solo questa cosa non è il tutto. Molti professionisti del settore sostengono che dilungarsi troppo su descrizioni, pensieri dei personaggi ecc. rendono lo stile di scrittura pesante e che la gente vuol immaginare.
Leggendo queste parole mi è sorta la domanda:  Se l'immaginazione viene "dall'esporre il minimo di un contensto narrativo" Se è meglio "non descrivere" per non appesantire il testo; come può il lettore apprezzare veramente l'ambiente e la situazione in cui si trova il personaggio?
Tolkien è un esempio di descrizione esagerata e narrativa pesante. Il suo libro è il capolavoro per eccellenza e in se la storia è davvero bella ma,  difficile da seguire poichè affatica chi legge.
Leggi le  prime 387 pagine  e ancora la storia deve conicnciare a svilupparsi. Decisamente troppo tempo anche per  un testo che voglia descrivere con eloquesnza un mondo.
Questo che vi ho detto penso sia uno dei più grandi crucci della storia del romanzo. Troppo= romanzo lento ; Poco= Schifezza di testo.
La via di mezzo è la migliore, ma il problema purtroppo persiste. Un corretto sviluppo del testo  richiede minimizie che riguardano sia il mondo in cui abita il personaggio, sia i suoi pensieri, le sue motivazioni, sia gli eventi che circondano i momenti della sua vita.
Tutto non si può dire. Ma comunque bisogna darne una visione globale che rappresenti chiaramente la situazione nelle sue sfacettature e i pensieri, sentimenti e reazioni che in quel momento dominano il personaggio.
Questo fornisce l'immagine, la rappresentazione mentale in chi legge, quindi di conseguenza anche l'immaginare il poi, cioè quello che succede dopo.
Non è detto però che quest'immagine soddisfi il lettore, quindi è anche necessario che nel surrealismo questa "Rappresentazione" abbia un fondamento che le dia un contesto realistico.
Con realismo intendiamo che somigli per quanto possibile alla realtà  che viviamo quotidianeamente, perchè come tutti già sappiamo il romanzo; sia questo che tratti generi fantasy, o horror, oppure sentimentale; tratta fatti che sono trasposizioni di elementi della vita di tutti i giorni accaduti o visti; che hanno attivato la fantasia dell'autore del testo.
La domanda che mi pongo e che forse, anche altri si porranno ora è: Questi preliminari  soddisfano appieno la rappresentazione in se stante, della storia e della vita del personaggio che noi vogliamo creare?
La risposta vien da se. No! Non soddisfano; manca qualcosa. Cioè quel sentimento tanto  disprezzato da molti autori ed editori contemporanei che intendono la scrittura come "Mero mezzo per far soldi"
 Quando noi scriviamo Creiamo una vita e un mondo con le sue regole, realistiche o meno che queste siano. Queste regole formano "L'immagine del Mondo" in cui si ambienta la nostra storia. Devono avere regole ferree e sapersi reggere da sole, fornendo supporto a tutto lo svolgersi del racconto.
Questo  racconto essendo la vita di una persona, sarà poi composto di  tanti piccoli attimi e sensazioni, pensieri, problemi ecc. ecc.
 Tutto ciò rapresenta appunto la vita, ovvero il romanzo. Ragionando obbiettivamente  reputo sia importante valutarli tutti senza trascurarli ma rimane il problema di come rappresentarli efficacemente nel testo scritto, rendendolo scorrevole  e piacevole alla lettura e  interessante.
Lo stile ci viene in aiuto ma come già detto non è tutto. Il problema è la questione della forma e del tempo da dedicare a ogni frammento dell'attimo vissuto, nella vita del nostro personaggio e del mondo che gli ruota attorno.
Gli eventi del mondo esterno si riperquotono sul personaggio e al contempo gli eventi della vita del personaggio si riperquotono sul mondo esterno. Quin di bisogna bilanciare attentamente questi eventi per rendere un contesto rappresentativo, capace di attrarre il lettore e inchiodarlo alla poltrona fino a fine libro facendogli immaginare  quella realtà alternativa racchiusa nel romanzo.
In pratica facendogli vedere la vita del protagonista e dei personaggi primari e secondari vari.
Ho cercato di rappresentarvi qui tutti i vari aspetti della questione nel minor spazio possibile, tuttavia temo che questo breve summa non renda abbastanza la portata della questione.
Rappresentare, dare un immagine di una realtà alternativa, come quelle presentate nei romanzi è quantomai difficile e complesso, prima vi dicevo del sentimento. Solo il cuore e l'amore per la costruzione, la vita dei propri personaggi, la cura che mettete nelle varie revisioni del testo danno espressività e vitalità allo scritto.
Nessuno ci può dire come fare, solo le nostre capacità personali possono farlo.
Ho deciso di postare quest'articolo  dopo un piccolo periodo riflessivo vista lacomplessità dell'argomento. Personalmente reputo che valga la pena rifletterci per riuscire a rendere il nostrro scritto qualcosa di davvero meraviglioso;: ma anche per imparare ad apprezzare appieno la portata e l'ampiezza che il favoloso mondo dell'immaginazione e della scrittura sanno  dare.




venerdì 24 febbraio 2012

Non insultiamo l'arte della Scrittura.

Sono incazzata....decisamente  disgustata.
Ieri sera capito in rete a leggere un articolo di scrittura; sono tutte verità quelle che vengono dette ma appunto in quanto verità ineluttabili, fanno schifire e disgustare e quindi sono un offesa all'arte dello scrivere.
NON INSULTIAMO LA SCRITTURA!
Per inciso quell'articolo parlava di editoria, consigliando i giovani autori a scrivere roba mediocre, seguire solamente la moda all'ultimo grido, essere raccomandati e  leccare il culo degli editori che dato che di fantasy e anche di altri generi ne sanno poco pensano  che: " se è simile al libro tal dei tali sui vampiretti o sui maghetti di turno" si vende con certezza perchè tanto ci sono dei cerebrolesi che lo comprano, quindi copiate a manetta il più possibile, infischiatevene delle regole, e scrivete roba mediocre se volete vedere il vostro testo pubblicato.
Tutte verità, la vediamo ogni giorno nelle nostre librerie la cosidetta Commerciabilità delle mode di turno.
Sarò schietta e senza veli mandando al diavolo pure la cosidetta educazione.
Se dovete scrivere per fare CAZZATE simili Rinunicate a predere mano ad una penna o alla tastiera del pc. Non perdete tempo inutilmente a creare PORCHERIA  inutile e senza il minimo senso estetico per la narrativa.
SCRIVERE NON E NE UNA MODA NE UN GIOCO! E una questione di impegno, costanza e studio.
Forse gli editori si comportano anche come afferma quell'articolo scabroso ma, incitare a comportamenti del genere i giovani aspiranti autori è un offesa per la narrativa e per chi la fa seriamente.
Se certi comportamenti esistono sta a noi "potenziali scrittori" mettere  "il presunto editore che ragiona così" nella posizione di dover valutare davvero un testo  guardando al lessico, al valore del testo, alla forma, alla metrica, al ritmo, alla sua armonia. Impedendogli di fare il presunto paragone "ah se è come Harry Potter e Twilight allora si vende sicuro"
La narrativa è un impegno serio e anche deleterio a volte; è intollerabile che circolino certi modi di pensare. Non insultiamo una pratica nobile quanto la scrittura con volgarità come la commerciabilità. Un testo si apprezza per il suo valore non per la sua mediocrità alla moda.
Non avete il libretto pubblicato dalla mega casa erditrice tal dei tali perchè non è minkione , vampiroso ecc. ecc.? Beh... SIATENE ORGOGLIOSI meglio non vederlo pubblicato che ne sapere che un testo di valore è considerato alla stregua di libri mediocri e privi di  tutto ciò che fa la narrativa davvero tale.
Pubblicare un libro è una cosa che rende orgogliosi sicuramente,  da una certa notorietà ecc. ecc. Chiunque scriva sogna di vedere un libro pubblicato ma se per questo bisogna rinunciare al valore del testo, a sentire che il presunto  scopiazzamento di tutto il testo altrui è legittimato, che un editore guarda  solo al fottuto lucro, meglio restare nell'anonimato.
Scrivere è impegno non finirò mai di dirlo, io non sono certo un eccellente scrittrice anzi, nel mio piccolo mi considero solo mediocre; ma in quanto anonima mediocre, mi fa letteramente incazzare il sapere che  il vero amore per la narrativa viene soppresso  da una porcheria come il lucro, come la commerciabilità del cazzo di testo minkione.
Non è accettabile. Un appassionato di scrittura come me passa giorni a rileggersi il testo, a studiare, fare ricerche, correggerlo, per ricavarne qualcosa di buono che sia gradevole per chi lo legge,  invece un editore "un professionsita del settore, mi si viene a dire : Guarda solo alla mediocrità e allo scopiazzamento generale?"
Beh lo ritengo un insulto alla pratica della scrittura, come ritengo un insulto il fatto che si scrivano solo mediocrità alla moda e che vengano pure messe in risalto.
Io scrivo perchè amo scrivere, mi impegno tanto perchè amo profondamente questa materia ampia e incredible. Come me, tante  altre persone si impegnano a fondo e mettono il cuore in quel che fanno. Questa è scrittura non il resto. Io leggo un testo guardando a tutti i vari punti della narrazione, non alla cretinata alla moda, come me chi ama  scrivere fa uguale altrimenti la letteratura classica non sarebbe considerata l'orgoglio della letteratura.
Quindi, Evitiamo di prendere per i fondelli chi  vuol fare narrativa veramente e sopratutto evitiamo di insultarla la scrittura. Di insultare  chi mette l'anima in quel che fa.
Mi ripeto; Non lo tollero! Se editori o autori che seguono la moda di turno credono che scrivere sia solo far soldi, non sono degni del mestiere che fanno.
Personalmente voglio in parte rifiutarmi categoricamente di sapere che c'è solo sto lerciume nel mondo editoriale e sperare che  chi fa questo mestiere abbia almeno un minimo di buon gusto.
Ma qual'ora certe voci fossero vere si ravvedano, perchè è davvero disgustosa sta realtà e toglie alle persone il vero piacere di leggere.
Fino ai primi del 500 l'Italia era il paese numero 1 per la qualità della scrittura, poi causa inquisizione e sottoquestioni varie, l'Italia decadde dal palcoscenico della scrittura. Il vero boss divenne l'Inghilterra dove il romanzo si sviluppò creando un nuovo grande genere di qualità. Nell'800 l'Italia si riscattò un poco con l'opera del Manzoni, poi  di nuovo Oblio.
Ho detto ciò per far capire che l'Italia ha molto potere narrativo da sviluppare, quindi utilizziamo la testa se proprio dobbiamo scrivere e pubblicare, non la moda di turno.
La scrittura apre le porte di un mondo così vasto e profondo, che mai si riuscirebbe ad immaginare. Supera la più incredibile delle immaginazioni.
Sviluppate la scrittura tenedo  a mente questo concetto, IMPEGNATEVI,  e se vedete, casomai esistessero veramente, Editori che guardano alla minkiata di turno magari deridendovi, metteteli di fronte alla storia e alla qualità della vera narrativa di scrittori come  Tolstoj, Andersen, Manzoni, La Austen e tanti altri. Loro facevano narrativa, non la moda di turno. Vi bocciano il testo? Uscitene comunque orgogliosi. Voi avete fatto narrativa vera e avete comunque internet per farla conoscere.
Con questo concludo.  Tutto questo "papiro" non è un intenzione di offesa verso l'editoria che a modo suo deve anche pensare a tirare avanti, quanto al concetto stesso del " copia e sarai pubblicato".
Mi spiace qual'ora qualcuno si sia  ritenuto offeso dall'articolo ma per mio personale parere la narrativa è un impegno sacrosanto che amplia le consocenze e migliora noi stessi.
Chi approva e consiglia il copiaggio di testi altrui, offende solo chi si applica veramente nello scrivere.



giovedì 2 febbraio 2012

Costruire una storia

Più leggo e più mi accorgo che di cose da sapere ne ho ancora una mucchia in fatto di scrittura.
Amo questo argomento , ma haimè la mole di cose da conoscere è veramente alta.
Quando creo un racconto mi impegno al massimo, cerco di valutare tute le opzioni e di pensare sopratutto al mondo e  alle esigenze dei miei personaggi.
Quando leggo guide per narratori invece, mi pare sempre di non aver seguito nessun dettame di "esperti del settore".
Loro sostengono che i loro sono consigli e che poi ognuno deve agire come meglio crede. Giustissimo ma anche un bel problema per chi scrive, soprattutto per chi come me di lettori che commentano ne ha pochi.
Non ho voglia di tornare di nuovo sul discorso del "è carino", il mio vero problema è capire fondalmentalmente l'errore nel testo.
La gramamtica non va? La struttura della storia è sbagliata? La dinamica degli eventi deraglia?
Mai una risposta vera alle seguenti domande.
So che  quando si legge nemmeno si presta occhio a certi dettagli ma chi scrive invece ci presta un attenzione  quasi maniacale e il capire dove sta il pelo nell'uovo è di fondamentale importanza.
La faccenda è complicata. Molti scrittori sostengono che non bisogna mai affrotnare grandi temi, perchè poi non si arriva a nulla di soddisfacente.
Questo a mia opinione è il classico dilemma che porta alle domande sopra citate. Dove sta l'errore dunque?
I valori se uno li affronta in un racconto sono molto ambivalenti, per ognuno sono diversi non c'è un opnione generale, ma affrotnarli in un testo e renderne la grandezza non può far altro che accentuarne il valore in questione, tutto sta a come si costruisce il racconto.
E la struttura della storia a fare la differenza, la bilancia e la metrica con cui si affonta l'argomento.
Il saper rendere una  determinata visione di qualcosa per la maggioranza può sembrare un errore appunto perchè è la tua visione e non quella globale.
Niente da dire, è giustisimo ma bisogna anche tener conto che, non esiste una versione globale per nessun tipo di argomento.
Vedete la costruzione di un raconto quanto può essere complessa?
Sicuramente no. Colpa anche mia che non vi sto offrendo un appiglio per capire, passando da un punto ad un'altro.
Mi spiego meglio dunque.  la narrativa come ho scritto in un mio precedente articolo è una scienza. Un'alchimia della costruzione.
E come fare un puzzle solo più complesso. Un unione di calcolo delle emozioni, distribuzione del peso e del trovare il punto giusto dove mettere le idee sviluppate.
Tutto questo agglomerato deve poi fornire una struttura solida in cui la tua storia si può svolgere.
Da questo punto però nascono anche tutti i problemi piccoli e grandi della narrazione.
Infatti bisogna prestar occhio a non deragliare dal discorso, al non fare in modo che tutti i personaggi parlino uguale a dare un realismo alla storia e al luogo in cui si svolge, a non fare piazzate o a creare dei in terra come personaggi.
C'è davvero molto su cui lavorare e a risultato finito non si sa mai che pensare di quel testo. Magari tempo dopo, ti leggi una qualche guida per aspiranti narratori e ti sorgono un milione di domande.
Un bel dilemma davvero. Inevitabilemnte mi porta poi a ragionare anche su altri temi affini al discorso come l'originalità dell'idea, il modo di esprimersi, stile, metrica, sisntasi e tanti altri argomenti.
Sopratutto inizi e finali. Due questioni di grande importanza in un testo scritto.
Mai dunque sottovalutare La costruzione narrativa. Il problema come dicevo un po' sopra non sta nel non saper esprimere grandi idee o nel darne una versione universale quando il saperne dare una visione corretta che faccia porre domande e mettere in mostra un volto differente sia  che si parli del grande valore che del paio di calzini che uno si mette la mattina.
L'espressione in pratica.
Questa è la mia opinione personale. Concordo con quasi tutto quello che si dice sulla costruzione di un romanzo ma, credo che anche  il fattore del darne un esposizione bella e intrigante sia doveroso da ricordare.
Inoltre un ultimo punto da  tener conto è il sentimento con cui il testo è scritto. Un mondo ben costruito è anche  sentimento. Tutti i personaggi sono vivi e vivono la loro vita in quel mondo che tu crei per loro, quindi bisogna necessariamente dargli un mondo stabile.


martedì 31 gennaio 2012

Un inizio inaspettato

Cambio di piattaforma!
E stata una gran sofferenza ma sono felice che tutti i post finalmente siano in questa nuova sede.
Spero continuerete aseguire questo blog .
Baci a tutti!

Per oggi mi fermo  qui è stato snervante sto cambiamento XD